Nel 2025, la sicurezza informatica non è più una questione che riguarda solo le mura dell’azienda. La vera vulnerabilità spesso si nasconde all’esterno: nei fornitori, nei partner, nei consulenti IT, nei sistemi integrati tra più soggetti. In altre parole, nella tua supply chain digitale.
Basta un solo anello debole — magari un piccolo fornitore poco strutturato — per esporre l’intera organizzazione a un attacco ransomware, una violazione dei dati o un blocco operativo.
È successo, succede ogni giorno, e continuerà a succedere se non cambiamo approccio.
Perché la supply chain è un bersaglio così attraente
I cybercriminali sanno che le aziende lavorano in rete, condividendo sistemi, file e credenziali. E sanno anche che molte imprese, per quanto solide internamente, non controllano affatto la sicurezza dei partner esterni.
Un attacco a un fornitore può diventare una porta d’ingresso silenziosa verso un obiettivo più grande. È accaduto con i casi di SolarWinds e Kaseya, ma accade anche su scala più piccola, ogni giorno, con aziende che usano fornitori IT, software in cloud o servizi gestiti senza adeguate verifiche.
NIS2 e GDPR: le norme chiedono di controllare la filiera
La Direttiva NIS2, entrata in vigore nel 2024, impone alle aziende soggette di valutare il rischio cyber lungo tutta la catena di fornitura. Ma anche chi non è formalmente incluso nella NIS2 è comunque vincolato dal GDPR, che richiede di “garantire la sicurezza del trattamento” anche quando si usano responsabili esterni o partner tecnologici.
In pratica, oggi non basta essere sicuri: bisogna scegliere fornitori che lo siano almeno quanto te, e saperlo dimostrare in caso di incidente o ispezione.
Come valutare la sicurezza dei tuoi fornitori: 5 domande chiave
Non serve essere esperti tecnici. Serve un metodo.
Ecco alcune domande concrete che ogni azienda dovrebbe porsi prima (o durante) una collaborazione:
- Il fornitore utilizza soluzioni di sicurezza moderne (come EDR/XDR, MFA, backup sicuri)?
- Ha una politica documentata di gestione delle vulnerabilità e aggiornamenti?
- Ha mai subito un attacco? Se sì, come ha risposto e cosa ha cambiato?
- È in grado di dimostrare la conformità a standard riconosciuti (es. ISO 27001, NIST, CIS)?
- In caso di incidente, ha un piano strutturato di risposta e comunicazione?
Non tutte le risposte devono essere perfette, ma il silenzio, l’ambiguità o il fastidio sono segnali da non ignorare.
Cosa può fare la tua azienda oggi
Valutare i fornitori in ottica cyber è ormai una componente della gestione del rischio d’impresa.
Per iniziare, puoi:
- Creare una checklist di requisiti minimi di sicurezza da sottoporre ai partner strategici;
- Integrare clausole contrattuali che prevedano l’adozione di determinate misure (come MFA, ZTNA, cifratura dati, backup);
- Condividere le tue policy di sicurezza e richiedere conferma scritta dell’allineamento;
- Offrire supporto o formazione a fornitori chiave che hanno un impatto diretto sui tuoi processi critici.
Nel mondo iperconnesso di oggi, la sicurezza non finisce alla porta dell’ufficio né al firewall aziendale. Coinvolge ogni soggetto che ha accesso, diretto o indiretto, ai tuoi dati o sistemi.
Prendere sul serio la sicurezza della supply chain non è solo un dovere normativo: è una scelta strategica. Perché in cybersecurity, la forza del sistema è sempre quella del suo anello più debole.



